NOISE OF HUMAN LIFE - E MICHELE USCI' DALLA CAVERNA
Contro l’uomo intelligente
L’uomo è un animale pensante. Affermazione condivisa da tutti e a cui tutti noi ci avvinghiamo per poter sostenere il nostro diritto dovere di esistere nell'universo.
E se fosse questo il nostro più grande difetto?
La mia vuole essere una provocazione che però nasconde in me una strana inquietudine.
Cosa ci distingue dagli altri esseri viventi? Le risposte sono molteplici e tutte valide. Il pollice opponibile, il linguaggio verbale e così via. Tutto vero, ma non riesco a fare a meno di pensare che lo stadio evolutivo dell'homo sapiens sia ancora nella fase sperimentale. L'evoluzione delle specie, ce lo insegna Darwin, non è nient’altro che l'adattamento genetico all'ambiente. Per dirla in parole povere, gli errori genetici o mutazioni generano mutanti in grado di adattarsi meglio rispetto ai normo tipo. Il nostro errore genetico ci ha portato ad essere viventi dotati di pensiero critico. Il problema, a mio avviso, è che la mutazione è stata incompleta. Ci manca ancora un ultimo stadio evolutivo del pensiero critico, la vera comprensione dell'infinito. L'infinito ci provoca paure ed angosce e ci porta a reagire in maniera sempre più antropocentrica, in un certo senso una forma di autodifesa. La necessità di vivere in caverne sempre più tecnologiche, la compulsiva ricerca del miglior modo di assoggettare l'ambiente che ci circonda alle nostre esigenze ed altri comportamenti fuori dai normali schemi etologici ci hanno portato ad una situazione che, ad essere benevoli, possiamo considerare di stallo.
La caverna e le sue paure
Cavernicoli siamo e cavernicoli rimarremo per lungo tempo ancora, temo.
Continuiamo a soffermarci sulle ombre generate dalla fiamma del reale. La paura del non perfettamente conoscibile ci porta a creare realtà virtuali. L'arte, sotto tutti i punti di vista, è un tentativo di sollevarci o assolverci dal nostro essere manchevoli di piena comprensione.
La paura dell'ignoto ci ha portato a trovare risposte che vanno dalle infantili spiegazioni teologiche a quelle filosofiche, più strutturate ma altrettanto manchevoli. Rimane il fatto che per acquietare il nostro senso di inadeguatezza abbiamo sviluppato alcuni costrutti mentali. Il più artificiale di tutti è il senso di colpa. Non esiste tra gli altri esseri viventi e per questo penso sia pericolosissimo. Il senso di colpa è lo strumento indispensabile per l’auto assolvimento. Credo sia alla radice di tutta la mancanza di rispetto che abbiamo nei confronti dell'ambiente. Antropizzo quindi correggo la mia antropizzazione e quindi mi auto assolvo e quindi ri-antropizzo.
Il mio viaggio fotografico è un tentativo di comprendere la genesi di questo processo creativo-distruttivo.
Buon viaggio anche a voi